Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/205

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LIBRO SECONDO 183

questore dell’esercito, uomo di grande prudenza, cui diede i natali Mopsuestia1; e fuvvi chi preconizzò, interpretandolo, che il governo della città passerebbe dal re occidentale a quello d’oriente, nè avervi mezzo umano, come di fatto accadde, per riparare a tanta sciagura.

II. Or io credendomi fuor d’obbligo, nell’esporre tai cose alle genti avvenire, d’intrattenermi sul perchè Iddio abbia talora voluto innalzare uomini e città per quindi permetterne l’abbassamento e la distruzione senz’appalessarne il motivo, lascio di qui indagare i suoi giudizj nel concedere ad un re scelleratissimo la rovina e lo sterminio di Antiochia, bella fuor di misura e vasta città2, come ne fanno certa pruova le stesse rovine,

  1. Così nomata dal suo fondatore Mopso d’Argo (a non dal Tessalo come leggiamo in Ammiano Marcellino, lib. xiv), il quale dopo la caduta di Troia venuto con Anfiloco nella Cilicia, fabbricò sopra quella spiaggia e Mopsuestia, e Mallo ed altre città (V. Strab., lib. xiv, ed Euforione poeta presso lo scoliaste di Licofrone). Cicerone nel primo libro De Divinatione scrisse che: Amphilocus et Mopsus Argivorum reges fuerunt; sed iidem augures: iique urbes in ora maritima Ciliciae Graecas condiderunt. Il fiume Piramo la bagna e l’abbellisce.
  2. Non meno grande e magnifica ce la rappresenta Strabone con queste parole: «Antiochia è similmente tetrapoli, vo’ dire composta di quattro parti, ciascuna delle quali ha un muro proprio all’intorno, e tutte quindi vengono cinte da altro comune. La prima di esse parti è opera di Nicatore, il quale trasportovvi gli abitatori da Antigonia, non guari prima edificata in quelle vicinanze da Antigono figlio di Filippo; la seconda di una moltitudine di cittadini; la terza di Seleuco Cal-