Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/210

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188 GUERRE PERSIANE


centrenta stadj da Antiochia, e trovatala spoglia di Romani tanto vi soggiornò quanta occorrevagli per lavarsi coll’acqua del mare e sagrificare al Sole ed agli altri Numi di sua divozione; quindi tornando al campo mostrò brama di visitare Apamea1 non molto distante, e gli ambasciadori tenendolo un pretesto per saccheggiarne le abitazioni ed il territorio a mal in corpo aderironvi, e colla promessa che veduta la città ed avutene mille libbre d’argento retrocederebbe senza più molestarla. Di là venne a Dafne borgata di Antiochia ove attraggono lo sguardo un amenissimo bosco pieno di fontane e di molti stupendi lavori2; ascendone però,

    la maggiore di esse, il nome del padre, a Seleucia, la più forte, il proprio, ad Apamea, quello della consorte, ed a Laodicea il materno.» (lib. xvi).

  1. Famieh presso i geografi moderni, e fu metropoli della seconda Siria. Plinio di lei scrisse: «Zeugma septuaginta duobus millibus passuum a Samosatis, transitu Euphratis nobile. Ex adverso, Apamiam Seleucus, idem utriusque conditor, ponte junxerat» (lib. v, cap. 24). Ed Isidoro Caraceno al principio degli Statmi: Transeuntibus Euphratem justa Zeugma urbs est Apamea. Polibio la rammenta nel lib. v delle sue Istorie. Strabone poi colloca un’Apamea nell’Armenia (lib. xi), e Tolomeo parla di altre due, l’una mesopotamica, prima di giungere al confluente del Tigri e dell’Eufrate, da Plinio chiamata Digba (lib. v), la seconda nella Partia, ora Chorassan meridionale (lib. vi).
  2. Leggiamo in Strabone: «(Da Antiochia) inoltrando stadj quaranta è Dafne, mediocre borgata, con vasto ed ombroso bosco da acque sorgenti innaffiato, nel cui mezzo havvi un tempio d’Apollo e di Diana, ed un asilo. Quivi gli Antiocheni ed altre vicine genti sogliono adunarsi per solennizzare i giorni festivi» (lib. xvi).