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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/250

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228 GUERRE PERSIANE


IV. Entrato Cosroe nel paese de’ Commageni detto Eufratesia1, nè volendo arrestarvisi per raccorne bottino, anche di troppo da lui manomesso nella prima scorreria2, divisò invece comparire all’improviso tra’ Sirii, ed ora debellavane le città, ora imponeva loro gravissimi tributi, sempre a sè stesso conforme nei suoi diportamenti. Ed ebbe sino il pensiero di procedere al dritto verso la Palestina3, informatissimo della ubertà di quelle terre e del molto oro posseduto dagli abitatori, col proposito di saccheggiarne i tempj, e principalmente la

  1. Scilicet Euphratesia, leggiamo in Teodoreto, medio aevo dicta fuit, quae olim fuit Commagena, ampliatis paullisper finibus (lib. ii). Plinio laconicamente ne stabilisce i limiti con queste parole: Cingilla Commagenem finit, Imma civitas incipit. Così poi Strabone parla di lei: «La Commagene, piccolissima regione, ha Samosata, città naturalmente forte e capitale del regno; ora è addivenuta provincia. Le sue terre sono poche in vero, ma fertili assai» (lib. xvi).
  2. V. cap. 5 e seg. di questo libro.
  3. «La Palestina, detta parimente Giudea, termina da settentrione colla Siria, da levante e meriggio coll’Arabia Petrea, e da occaso coll’egizio continente che giugne sino al mare» (Tolom., lib. v, cap. 16). Ammiano Marcellino così la descrive: Ultima Syriarum est Palaestina per intervalla magna protenta, cultis abundans terris et nitidis, et civitates habens quasdam egregias, nullam nullis cedentem, sed sibi vicissim velut ad perpendiculum aemulas: Caesaream, quam ad honorem Octaviani principis exaedificavit Herodes, et Eleutheropolim, et Neapolim, ibidem que Ascalonem, Gazam et Iuliam aevo superiore extructas (lib. xiv, cap. 26). V. Strab., lib. xvi; Tacito, lib. v Hist, cap. 6 e 8.