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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/330

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306 GUERRE VANDALICHE

alcuno da Bizanzio, dove mancato ai vivi Teodosio, imperava Marciano.

CAPO V.

Uccisione di Massimo. — Gizerico, saccheggiata Roma, invia a Cartagine la moglie e le figliuole di Valentiniano, e con esse una immensità di ricchezze. — Atterra le mura delle città d’Africa, e ne divide i colli ai Vandali. Riduce in coorti questo popolo e gli Alani; mette a ferro e fuoco l’Italia, la Sicilia, ed altre genti.


I. Gizerico avido fuor di misura delle sfondolate ricchezze che rinverrebbe in Italia, solcane frettoloso con immenso navilio le acque ed entra senza opponimento a Roma, dove il popolo di botto scagliasi contro a Massimo fuggente, e lapidatolo ne fa il cadavere in brani1.

II. Il Vandalo impadronitosi di Eudossia e delle costei figliuole, Eudocia e Placidia, avute da Valentiniano, dell’imperiale tesoro, e d’ogni suppellettile preziosa nella città, ripone il tutto sulle navi, e seco trasportalo in Africa; nè l’insaziabile sua avarizia perdonò agli stessi ornamenti dei tempj, togliendo sacrilegamente da quello di Giove Capitolino sin la metà delle tegole di rame dorato; è però volgare tradizione che la nave carica delle statue fosse da tempesta sommersa, mentre le rimanenti pervenivano salve nei porti

  1. Anni dell’era volgare 455. Il suo imperio durò mesi due, e giorni ventisei.