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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/347

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LIBRO PRIMO 321

tezza e valore primo nei fasti di quella discendenza. E’ guardavasi dal tormentare con pene corporali i cristiani, preferendo eccitarli con ricchezze ed onori a ritrarsi dall’avita credenza; ed in guisa sprezzava chiunque desse ripulsa a suoi inviti che nulla curante la condizion loro giungeva sino a fingere di non conoscerli: se alcuno di più volontariamente o per mala sorte fosse caduto in gravi colpe, scontavane apostatando ogni pena. Rimaso in appresso vedovo e senza prole mandò, bramoso di nuove sponsalizie, a Teodorico re de’ Goti chiedendogli la sorella vedova da pochissimo tempo1. Il Goto v’acconsentì e fecela partire coll’onorevol corteo di mille personaggi illustri, e di cinque mila guardie tutte valenti nelle armi; ed a vie meglio testimoniare il contentamento suo di questo matrimonio donò alla sorella il promontorio Lilibeo nella Sicilia, rendendo per sì fatto modo il cognato superiore in grandezza e potenza a qual ti vuoi capo de’ Vandali, e procacciandogli la stretta amicizia dell’imperatore Anastasio: ebbe però costui il rammarico di vedere i sudditi bersagliati sì acerbamente dai Maurusii che invano cercherebbonsi sciagure eguali riandando tutta la serie delle loro vicende.

III. I Maurusii di stanza presso a Tripoli erano allora governati da Gabaone sagacissimo principe ed assai bellicoso, il quale avendo saputo che i Vandali apparecchiavangli la guerra di tal foggia provvide al-

  1. Amalafrida.
Procopio, tom. I. 24