Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/37

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LIBRO PRIMO 17

Blase1, fratello di Perozo, mancando a Cavado prole maschile, nè accordando le persiane leggi di mettere in trono uom privato, se non se quando la regale prosapia vada al tutto estinta. Blase ricevuta la corona tenne consulta cogli ottimati del regno sopra i destini del prigioniero, e varie furono le costoro opinioni, avendovene molti propensissimi a conservargli la vita. Gusanascade2 però, canarange di grado (voce che suona presso di noi comandante delle truppe d’una provincia a frontiera cogli Eutaliti), procedè nel mezzo del consiglio e mostrando il coltelluzzo adoperato in Persia al tagliare delle unghie: «La picciol arma, disse, è di per sè stessa bastevole a troncare in oggi la contesa, ma temporeggiando voi, più che venti mila de’ migliori guerrieri verranno meno all’uopo stesso»; e davasi con ciò a significare che non spegnendo prontamente la vita di Cavado, ne proverrebbero grandi molestie. L’orrore nondimanco inspirato loro dall’imbrattare le mani col regio sangue indusseli a soscriverne la chiusura nel carcere di Lete3.

III. E degli infelici condannati là entro v’ha pena capitale a parlarne o a profferirne tampoco il solo nome. Dall’istoria dell’Armenia poi abbiamo il perchè venisse chiamato di tal guisa quel luogo, e vi leggiamo

  1. Da Agazia è nomato Zamaspe, e detto secondogenito di Perozo.
  2. Altri leggono Gusanastade, e così pure caranange.
  3. Dell’obblio; gr. λήθη.
Procopio, tom. I. 2