Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/408

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384 GUERRE VANDALICHE

alle prefate cose donò a ciascheduno molto danaro. Il perché sebbene guardassersi dallo strigner lega cogli imperiali, non vollero tampoco seguire le parti de' Vandali, ma neutrali e pacifici aspettavano di vedere i favoriti dalla fortuna in quella guerra. Così furono le geste de'Romani.

III. Gilimero perduta Cartagine spedì tosto una lettera in Sardegna al fratello Zazone col mezzo d'un Vandalo, il quale ito alla spiaggia s'imbatté per ventura in un bastimento mercantile che levava l'ancora, e montatovi sopra giunse nel porto di Carali, dove sceso a terra consegnò la scritta del tenore seguente: « Non Goda, ma lo sdegno del Nume ne ha tolto la Sardegna. Qui dopo la partenza tua e di tutti gli altri valentissimi guerrieri il potere e le ricchezze di Gizerico andarono ad un tratto col peggio, di guisa che direbbesi averci tu abbandonato non per ritogliere l'isola al ribelle, ma per tornare il possesso di tutta l'Africa a Giustiniano, potendosi ora dagli avvenimenti argomentare quali fossero dapprima i voleri del fato. Assaliti pertanto da Belisario con piccolissimo esercito, e venuto al tutto meno il consueto animo de' Vandali ci vedemmo pure totalmente in odio alla fortuna, mercé di che in colpa della poltroneria e viltà dei nostri morirono Ammata e Gibamondo; cavalli inoltre, navi e l'Africa intiera, non eccettuata Cartagine stessa, caddero in mano de' nemici, i quali ora padroni dei figli, delle mogli e d'ogni nostro avere godonsi con tranquillità il premio delle fatiche e del coraggio loro. A noi rimane il solo campo