Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/409

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LIBRO PRIMO 385

di Bula, e la speranza riposta del valor tuo; messo quindi in non cale ogni pensiero di rafforzarci nella signoria di codest’isola e de’ suoi dintorni, all’istante qui vola con l’armata di mare, non essendovi stoltezza maggiore del metter conto di piccolissime cose allorchè la somma loro giace in gravissimo pericolo. Così, da quinci in poi combattendo insieme contro l’assalitore, o ricupereremo il perduto, o meglio comporteremo, alla più trista, uniti le vicende cui piace al Nume serbarci».

IV. Pervenuto il foglio a Zazone, e letto da lui ai Vandali abbandonaronsi tutti alla malinconia ed al pianto, in ascoso però e tra se, per non dare agli isolani sentore delle sciagure loro; salgon di poi le navi senza indugiare in apprestamenti, e messo alla vela con tutta l’armata arrivano il terzo dì alla spiaggia africana laddove i Numidi spartonsi dai Maurasii. Da qui pedestri arrivati al campo di Bula s’uniscono all’esercito con sì grave cordoglio da ambe le parti, che avrebbero destato pietà negli animi stessi de’ nemici. Imperocchè i due fratelli gettatesi al primo scontro le braccia al collo (quasi presaghi che fossero insieme allora per l’ultima volta) ammutolirono, e tra que’ teneri abbracciari caddero in amarissimo pianto. Coll’egual affetto eziandio ognuno de’Vandali sotto Gilimero salutava i compagni rivenuti dalla Sardegna, ne vi fa moto o voce sinchè e’ non riebbersi un poco da quel penoso travaglio. Negli uni e negli altri poi il gravissimo cordoglio de’ mali presenti avea renduto gli spiriti in-

Procopio, tom. I. 26