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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/493

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LIBRO SECONDO 467

trove e nello stesso giorno partirsene, al non vedere più sopra le mura alcun nemico rimasero molto attoniti ed incerti, ma fatto quindi animo nell'avvicinarvisi per meglio esaminare la faccenda rinvengono spalancata la porticciuola d’onde era fuggito il presidio, e colta la opportunità entranvi e mettonlo a sacco; non vollero tuttavia mettersi in traccia de’ fuggitivi, sendo questi troppo leggiermente armati e pratici de’ luoghi per nutrire lusinga di poterli aggiugnere. Spogliato adunque il castello e munitolo di truppe vennero novamente indietro.

C A P O XX.

Salomone assedia Tumar. — . Anima le truppe a combattere valorosamente. — S'impossessa del monte coll'agilità e colla bravura d'un tal Gesone soldato. — Occupa la rocca di Geminiano. — Fa tributaria de’ Romani l'antica Mauritania.

I. L’imperiale esercito di poi lasciati indietro tutti i cavalli s’accinse a montare quell’erta procedendo sino a Tumar, dov’erano rinchiusi come in un carcere i barbari; giuntovi piantò il lor campo presso, ma in cattivo e dirupato luogo, mancante d’ogni bisogno della vita, e soprattutto d’acqua. Fattavi non breve dimora, Salomone vedendo la truppa grandemente travagliata dalla sete, costretto il soldato a passarsela con un bicchiere d’acqua al giorno, tumultuante ed in istato di non più reggere a tanti disagi, risolvè di rompere quel temporeggiamento e di assalire il nemico entro le sue