Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/54

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34 GUERRE PERSIANE

quindi senza temporeggiare va in traccia delle altre armi romane. Mentre però avanzava contro di esse, i loro duci Patrizio ed Ipazio avvenutisi ad ottocento Eutaliti, in vanguardia dell’esercito, aveanli combattuti ed uccisi; il perchè tronfii del prospero successo, tenendosi men del dovere in guardia, ed al tutto fuor di notizie del condottiero e dell’esercito nemico, già come vincitori, deposte le armi, miravan di apprestare lor cibi, essendochè fattasi l’ora più tarda dell’ordinario, maggiore sentivanne il bisogno. Quivi presso correva un ruscello dove altri de’ soldati bagnavansi, ed altri purgavan l’annona.

V. Cavado pervenatagli la sconfitta degli Eutaliti mosse tosto ad incontrare i vittoriosi, ed in passando vicino a quelle acque, scorgendole torbide comprese di leggieri ch’e’ ristoravansi là sbandati; fatto pertanto accelerare il passo alla cavalleria li sorprese inermi, ed occupati della sola vittuaglia. Al che i Romani deposto ogni pensiero di resistenza prendon, laddove ciascuno spera salvezza maggiore, la fuga; ma chi di essi perseguitato dall’assalitore vien raggiunto ed ucciso, e chi asceso un monte vicino e dalla cima precipitando alle opposte radici vi trova miseramente la morte. Si pretende che i soli Patrizio ed Ipazio campassero la vita togliendosi prima d’ogni altro al pericolo nel mirare il nemico.

VI. Dopo le narrate vicende il Persiano, renduto consapevole d’una scorreria unnica sopra il tener suo, ricondusse indietro le truppe, e venuto nel settentrione ebbe a sostenervi ben lunga guerra. In questo mezzo