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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/141

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LIBRO PRIMO 131

di guisa tuttavia che la battaglia consistesse in sole scorrerie. Tentatolo più volte e respinto, e costretto alla dimane di rinunziare ad un assalto, avendo trovato i Gotti, fuor d’ogni suo credere, prevenuti dai disertori e pronti a riceverlo, stabilì di tenzonare in campo aperto; e di buon animo gli altri apprestaronsi alla difesa. Ordinate pertanto da quinci e da quindi ottimamente le cose, il duce romano parlamentava come sono per dire le sue genti. «Da una giusta battaglia, o guerrieri, non era già l’animo mio avverso perchè giudicassi voi pusillanimi, o temessi le forze nemiche; ma perchè, avuta propizia la fortuna nelle piccole avvisaglie, estimava non volersi abbandonare la cagione a cui andiamo debitori del felice loro successo; parendomi che un’impresa ove proceda giusta i desiderii nostri abbia a patir danno per un variar di consiglio. Ma giacchè vedovi colla massima ilarità disposti a combattere, pieno anch’io di ottima speranza non raffrenerò più a lungo la smania vostra, sapendomi a fondo che il volere dei combattenti ha gran possa nelle fazioni, e che soglionsi produrre opere mirabili dal vivo desiderio loro. Nè uom di voi, istruito non dalla fama, sibbene dal giornaliero uso di trattare le armi, può ignorare che uno schieramento povero di numero, ma ricco di valore, è d’assai per battere immense frotte di nemici. Dipenderà così da voi il non menomarmi turpemente la prima lode pe’ miei stratagemmi, e la speranza infusami dalla vostra prontezza; dovendo gli eventi di questo giorno decidere del già operato nella presente guerra. Ed a ciò