Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/179

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LIBRO SECONDO 169


CAPO VII.

Copia di vittuaglia rimontando il Tevere apporta abbondanza in Roma. — Abbandonato dai Gotti Porto, Centumcelle1 ed Albano entranvi i Romani. Belisario si fa’ beffe delle gottiche minacce; spedisce truppe nel Piceno, e promette guarnigione ai Milanesi.

I. Durante queste mene le navi degli Isauri giungono nel porto romano, e Giovanni co’ suoi perviene ad Ostia senza che uom de’ nemici s’opponesse loro o all’afferrare o al piantar del campo. Non di meno per vivere sicuri nella notte dalle nemiche scorrerie stabilirono cavare vicino al porto un’alta fossa e farvi continua guardia per turno: le truppe similmente di Giovanni s’attendarono, fortificando anch’esse il luogo col porvi all’intorno le carra. Dopo di che Belisario capitato intra le tenebre ad Ostia con cento cavalieri vi narra l’esito della fresca pugna e la tregua stabilita cogli avversarii; e così prima di tutto incoratili, comanda poscia loro di mettere a terra il carico e di trasferirsi prontamente a Roma. «Del resto, aggiungeva, sarà mia cura che tra via non abbiate ad incontrare pericolo di sorta»; quindi retrocedette co’ primi albori. Dileguatasi appena la notte Antonina chiamò a consiglio i duci per deliberare sul come tradurre nella città le vittuaglie portate. Ed in vero sembrava questa assai grave e malagevole impresa, tutti i

  1. Civitavecchia