Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/306

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296 GUERRE GOTTICHE

le città. Constanziano era di permanenza in Ravenna; Giovanni in Roma, Bessa in Ispoleto, Giustino in Fiorenza, Cipriano in Perugia, e degli altri ognuno si tenea in quelle mura dove nel principio, fuggendo, avea avuto ricetto.

II. L’imperatore all’udita di questi sconci penosissimi al cuor suo creò di colta Massimino prefetto del pretorio d’Italia, acciocchè e’ s’avesse l’imperio sopra gli altri duci e fornisseli, giusta il bisogno, di annona, ed inviò con lui molto navilio carico di soldatesca trace ed armena, Erodiano capitanandovi i Traci, e Faza, originario d’Iberia e nipote di Peranio da parte di sorella, gli Armeni; aveavi di più con essi qualche numero di Unni. Massimino adunque salpato da Bizanzio con tutta l’armata di mare ed afferrato nell’Epiro, vi consumò inutilmente lungo tempo, siccome colui che, affatto inesperto di guerra, era paurosissimo e tardo. In processo di tempo Giustiniano vi spedì anche Demetrio eletto a maestro della milizia, il quale per l’innanzi alla testa d’una coorte di fanti seguito avea Belisario in campo. Questi pertanto al pigliar terra nella Sicilia fatto consapevole che Conone ed i Napolitani erano travagliati da rigorosissimo assedio e da somma carestia di vittuaglia incontanente deliberò soccorrerli, ma scarso di mezzi per mandare ad esecuzione il suo buon volere, avendo seco poca gente e non addestrata nell’arte militare, appigliossi a tale stratagemma. Ragunato da tutta Sicilia gran numero di vascelli navigò con essi riempiuti di frumento e d’ogni altro bisogno della vita, facendo mostra ai nemici con quell’apparato