Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/398

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388 GUERRE GOTTICHE

dirono Gudila pretoriano e l’italo Deoferonte ambasciadori a Totila chiedendogli venisse a patti ed accordasse loro vita e perdono delle passate colpe. Il re gotto promise che non punirebbe alcuno, salvo Calazare, perchè violatore degli stabiliti accordi, e terrebbe gli altri tutti sdebitati di questo delitto. Occupato non altrimenti il castello fe’ tosto mozzare al fellone le mani ed i genitali, nè ancora contento lo tolse di vita. In pari tempo comandò che quanti del presidio amavano di rimanere non fossero sturbati nelle proprietà loro, e seguissero le sue bandiere sotto le condizioni da lui accordate ai prigionieri degli altri luoghi forti: i renitenti poi trarrebbonsi spogli d’ogni suppellettile ove meglio bramassero, ricusando egli avere a compagno d’armi chiunque vi si prestasse a malincorpo. Ottanta de’ romani soldati allora, privi del danaro, trasferironsi a Crotone; il resto, conservando il suo, quivi fermossi: gli Italiani poi, sforniti d’ogni ricchezza, ebbero in dono la vita. Antonina moglie di Belisario giunta in Bizanzio dopo la morte di Teodora Augusta pregò l’imperatore che richiamasse colà il consorte, nè penò ad ottenerlo, strettovi Giustiniano dalla guerra persiana, che recavagli di già ben gravi pensieri.