Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/404

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394 GUERRE GOTTICHE

meno chiunque ad eguali soggiacque. Arsace continuando mai sempre ad istigare con simiglianti prestigj Artabano non sì tosto ebbelo dalla sua che manifestò la trama ad un persarmeno, di nome Caranange, forte giovine ed avvenente della persona, ma di assai limitato e puerile ingegno.

II. Arsace aperto il suo cuore al Persarmeno e posto fine al sermocinare con Artabano si partì colla promessa di trarre a sè l’animo di Germano e de’ figli, il cui maggiore, Giustino, era tuttavia del primo pelo, coraggioso, pronto a far pruove di sua valentia, ed inalzato di fresco alla sedia consolare. Avvenutovisi mostragli gran desiderio d’un colloquio seco in certo qual tempio, ed entrativi inducelo con prieghi a giurare che non isvelerebbe a chicchessia, eccetto il padre, le udite cose. Di questo modo obbligatolo al segreto lo rampogna che unito con legami di sangue a Giustiniano vegga tranquillo iniquamente inalzati alle prime onoranze uomini plebei ed il rifiuto della stessa plebe, e raggirato il maneggio della repubblica, tale e tanto egli essendo, in mani di persone affatto estranee alla schiatta reale. Sembrargli di più e lui ed il genitore, avvegnachè ricolmo d’ogni virtù in dispregio ad Augusto, ed il fratello Giustiniano a torto lasciato ognora nella condizione de’ privati; e qui ricorda come fossegli tolta ingiustamente la massima parte di quanto il zio Boraide in favor suo testava dichiarandolo erede: nè dubbiar che vie maggiormente soggiaceranno all’imperial dispregio non appena Belisario, già nel mezzo dell’Illirico giusta le comuni voci, tornerà dall’Italia. Ar-