Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/447

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LIBRO QUARTO 437

Giasone e Medea, a parer nostro, rapito il vello, non sarebbonsi ricovrati nella Grecia lor patria, ma, fatto ritorno al Fasi, presso que’ più rimoti abitatori. Fu detto che sotto il regno di Traiano i Romani mandassero guernigioni sino ai Lazj ed a’ Sagidi; ora di tali genti non obbediscono nè al nostro imperatore, nè al re dei Lazj, e solo dai costoro vescovi, professando la cristiana religione, ricevono i sacri ministri. Unitisi poi in amicizia e lega con entrambi promisero, avvegnachè franchi dal più lieve tributo, di essere lor guide ne’ viaggi, e pur oggi serbano lor fede. Il perchè ove occorra ai due monarchi di spedirsi ambasciadori e’ li conducono sulle proprie fuste nell’andata e nel ritorno. Da quivi a diritta ergonsi dirupatissimi poggi, seguiti da lungo deserto, dopo il quale abitano i Persarmeni e gli Armeni ligii del romano impero, ed aventi a confine l’Iberia.

IV. Dalla città Absarunte sino a Petra ed ai confini dei Lazj, dove termina il Ponto, v’ha il viaggio d’un giorno, e la marina siffatta curva descrive che a trascorrerla è uopo camminare non meno di cinquecento cinquanta stadj. Tutta la vastissima regione di là dall’Eussino constituisce la propriamente detta Lazica, e portane il nome. Più all’interno v’ha la Scimnia e la Suania, ambe così dipendenti da quella che le genti loro quantunque sommesse a nazionali sovrani pure alla morte di questi ricorrono a lei per averne di nuovi coll’investitura del regno. Di fianco ad essi in vicinanza dell’Iberia soggiornano i Meschi, ab antico sudditi degli Iberi, sopra monti non alpestri nè sterili, ma feracissimi d’ogni maniera di frutti sì per la bontà del suolo come per