Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/484

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474 GUERRE GOTTICHE

mente di lorica, elmo ed aste guernite in punta di ferrei uncini, coll’intendimetito di usarne per gittare a terra le smosse pietre ed allontanarle quando la testa dell’ariete spinta contro il riparo avessene sconciata la costruzione. Dagli assediatori postasi mano all’opera, il muro di già sotto i frequenti colpi iva crollando, e dalle due bande i militi svellevano colle picche il disunito materiale; nè più troveasi dubbio intorno alla pronta espugnazione della città. Se non che in questa ne’ Persiani destossi il pensiero di trasportare ai merli una torre di legno da lungo tempo ammannita, e di mandarvi in cima bellicosissimi guerrieri loricati ai petti, ed aventi in testa e nelle altre parti della persona terribili coprimenti guerniti dei ferrei chiodi. E’ lanciavano sulle romane arieti piccoli vasi pieni di solfo, bitume e veleno (detto nafta dai Medi, olio di Medea dai Greci) tutti in fiamme, di maniera che per poco non le incenerarono completamente. All’inopinato caso que’ dai lati, come ho detto, colle uncinate picche, delle quali ho pur fatto menzione, afferrando i funesti recipienti calavanli dalle macchine sul terreno; ma vedevansi tuttavia nella impossibilità di lungamente durare in sì penoso lavoro consumando il fuoco al primo toccamento, ove con prontezza somma non si rimovesse, ogni cosa. Di questo modo erano qui le faccende.

IV. Bessa vestito anch’egli il corsaletto e fatte impugnare le armi alle truppe ordinò che si appoggiassero le scale alla diroccata parte del muro, ed avendole per poco esortate a non perdere la opportunità di fare,