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LIBRO QUARTO 573


CAPO XXXIV.

La vittoria di Narsete torna fatale al senato ed al popolo romano. — Fellonia, crudeltà e stragi del gotto Ragnari — Teia vanamente implora l’aiuto de’ Franchi. Cuma e Centumcelle assediate dai Romani. Ambo gli eserciti metton piede nella Campania.

I. Di questo tempo ebbero gli uomini evidentissima pruova come le stesse cose tenute prosperitadi volgano a danno quando sien fatti segno della celeste vendetta; e dato pure che aggiungano, imprendendo, a venturosa meta, e sono tuttavia nel bello di lor fortuna e nella maggior certezza di sua lunga durata messi in fondo; non altramente la riportata vittoria incolse funestissima il senato ed il popolo romano, e passo a dirne. I fuggitivi Gotti, fuor d’ogni speranza di tornare al possesso dell’Italia, uccidevano alla rinfusa tutti i nemici cui avventavansi, ed i barbari militanti sotto gl’imperiali vessilli; entrando nimichevolmente nelle città non adoperavano d’altra maniera. Di più, alcuni dei molti individui spettanti al romano senato e da Totila per lo innanzi sbandeggiati nella Campania, all’annunzio che l’esercito imperiale avea occupato Roma, scioltisi dall’esilio vi si recarono di netto; alla qual nuova i barbari a dimora ne’ luoghi forti della regione corser là da per tutto in traccia di quelli rimasivi e dal primo all’ultimo, non escluso tampoco il Massimo da me ricordato negli antecedenti libri, ne fecero macello. In oltre, quando Totila mosse a battaglia contro Narsete ragunò i figli