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vi sia grave, se io non vel rappresento invincibil giostratore nell’arena del Torneo, e così degno della palma olimpica, come dell’alloro di Marte, e permettetemi che io tenga silenzio di quella sua funesta vittoria, ch’ei detestò finché visse, e di quella fatal lancia, che scossa dall’irresistibile impeto del suo braccio, ritornò a lui tinta del sangue di un amico. E nemmen vi sia molesto, se volto ad oggetti lieti, io non ve lo addito21, quando Ambasciadore a’ Monarchi, ed ammirato, siccome colui, nel quale si congiungeva alla fortezza di Achille la non men pregiata facondia di Ulisse, e quando trascelto al supremo onore di condurre all’Imperial Talamo, e al Trono della Polonia Spose Reali. E siami ancor concesso di tralasciare, come la fama del suo Nome, e l’amabilità della sua Persona, furono ampiamente ricompensate dal possedimento di Margherita Principessa22 di Diectristein sua sposa, fiore della Corte Cesarea, e inimitabil modello così della somma bellezza, che della somma virtù. La gloria che non gli lasciò riposo, se non breve ed interrotto, non consente che il lodator suo si allontani da quel teatro di Guerra, ch’ella nuovamente, e con tanto strepito dal Settentrione gli dischiudeva. Gli Svedesi non meritevoli di un Re Filosofo, ebbero, in vece di Cristina, Carlo Gustavo23 Principe turbolento, della quiete nimico, perturbatore de’ vicini, ed avidissimo di dilatare i termini del suo Reame, estimando men del dovere la equità, e forse più del giusto la propria potenza. Il perché colto il tempo, che la Polonia era perturbata dalla ribellione de’ Cosacchi, e combattuta da’ Moscoviti, ei non differì di volgersi sopra quel Reame, sperando, quando era messo in tumulto, non temeraria la impresa di assalirlo, e non difficile di soggiogarlo. La Polonia, stato aristocratico, al quale i Nobili, che fieramente vi presiedono, si proponevano per oggetto l’oppressione del Popolo, alla cui rovina bastava un solo, e alla salute si richiedeva il raro consentimento di tutti, non avrebbe lungamente combattuto per la sua libertà, se la pietà di Cesare non la soccorreva, non perché nell’ottimo suo Re Casi