Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/100

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prepotenza d’ingegno. E come i principi degli Ateniesi non doveano mostrarsi ardenti, prodi, avveduti, se dalla loro virtù pendeva la loro patria, e dalla patria la loro gloria e la loro possanza? come la loro voce si sarebbe mai dipartita dalla passione e dal vero, se l’eloquenza sola svolgeva le anime fervide e liberissime de’ loro concittadini? Ma poiché il furore d’imperio, di ricchezze e di fama è più vile e più cieco quanto più vive negli uomini meno degni, e l’eloquenza signoreggiava in Atene i teatri, i licei, i parlamenti e gli eserciti; tutti i faziosi che la natura non aveva creati facondi, s’argomentarono di aiutarsi dell’arte. Se non che il pensiero, il modo di rappresentarlo, risultando dalla tempra e dall’accordo del cuore, dell’immaginazione e del raziocinio, l’eloquenza non è frutto di verun’arte; che se la natura non forma vigorose, arrendevoli e bilanciate in un uomo queste potenze, qual occhio mai saprà indagarne i difetti, qual mano applicarvi i rimedi? E non per tanto mentre la civile filosofia fu adulterata dall’arte dialettica, l’eloquenza cominciò ad esser manomessa dalla rettorica. Già la metafisica allettando gl’ingegni più nobili alle sublimi contemplazioni, facea si che’ei sdegnas-