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SECOLO XVI.


Monsignor Giovanni Della-Casa nacque in Firenze, e divenne arcivescovo di Benevento. Morì in Roma nel 1557, amato e stimato dai letterati. A’ suoi tempi nella corte di Roma si scriveva latino, onde rinacque il gusto del Boccaccio. Machiavelli, che come dicemmo era universalmente odiato, non faceva alcuna autorità, e quelle rare volte, che i prelati si degnarono di nominarlo, lo troviamo citato sotto le ambigue parole di segretario fiorentino. Sua eminenza adunque Giovanni Della-Casa torna tutto al Boccaccio, montando ad un raffinamento che nausea, come può vedersi in particolare nel suo Galateo.

Questo modo di scrivere si generalizzò nelle accademie, e presso que’ teologi letterati, i quali non avevano altro di venerando, che la barba, ed i periodi lunghi. Il povero Tasso, che per fiorire a que’ tempi, era strapazzato da tutti pel suo modo di scrivere libero; nondimeno quando scriveva in prosa, obbediva al gusto regnante come fa nei suoi discorsi poetici. Seppe in modo però usare la trasposizione, che i suoi scritti riuscivano chiari e precisi, a segno che