Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/32

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XXXI

nanzi che la natura ed il vero. Le pagine nelle quali l’autore esce dalla metafisica oscurità in cui a bello studio si avvolse è così risplendente d’immagini e d’idee, così calda di nobili affetti; così piena di sentimento, che si lascia di leggieri addietro qualunque altro lavoro di tal fatta1.

Ma l’operetta, dove il Foscolo raccolse come in uno i più gravi e liberi frutti de’ suoi studi e dello ingegno, fu il Carme de’ Sepolcri, che destò un grandissimo entusiasmo ne’ lettori. La bellezza, la gravità de’ concetti, la novità delle immagini ed altre tali prerogative ottennero a questo carme poco meno che l’onor del trionfo. Gli imitatori (anche della parte meno lodevole, quale l’ammanierata giacitura

  1. Una cosa notabile in questo discorso è la semplicità dello stile, che spesso forma contrasto coll’avvolgimento delle idee; e perciò se per le artificiali oscurità metafisiche l’autore spiacque insignemente a Scioli, a quella parte del pubblico la quale più intende perchè più sente, piacque smisuratamente: e più che d’ogni altro lavoro, di questo compiaceasi molto l’autore medesimo, il quale di esso lasciò così scritto. — «La prima mia colpa presso a’ letterati fu l’Orazione dell’Origine e dell’Ufficio della Letteratura... che non pertanto è profondamente, nuovamente, e caldamente pensata; e per quanto a me pare è la prosa da me scritta il meglio che potessi allora, e che potrò fare per l’avvenire».