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di e solenni ch’ei pronunciò si fossero osservate dal Potente cui erano indiritte, lo avrebbero per fermo renduto e più nobilmente chiaro e meno infelice. Non è la favella di quell’orazione del tutto pura, non senza mende lo stile. Ma, ancora com’è, onora l’animo egualmente che l’ingegno dell’autore.
A quest’epoca stessa il Foscolo diè in luce il volgarizzamento della Chioma di Berenice dedicata al suo degnissimo amico Gio. Batista Niccolini oggi il decoro della Melpomene italica. Quest’opera però, comecchè sparsa di filosofica critica e di molta dottrina, avendo in essa l’autore assai bene sviluppato (come osservò già il Monti, la ragione poetica di Callimaco, e le idee religiose dominanti in quel poema) è in generale poco lodata; e lo stesso Foscolo soleva scherzare sulle tante citazioni che vi si leggono, e colle quali intese di pigliarsi beffe de’ pedanti, sinceramente dichiarando di non aver avuto tempo di consultare e leggere tante opere.
In sul finire del 1808 nominato, come si disse professore d’eloquenza nell’università di Pavia, aprì il corso degli studi con un Discorso intorno l’Origine e l’ufficio della Letteratura, nel quale seguì i principii di Grozio, concludendo non altro essere in quella da aver di-