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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/123

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dietro di lei. Tatiana travide la sua figura mostruosa, colla barba, così vestito di pelli, e rinculò guardando l’altro.

Allora le sfuggì un grido.

Loris spinse l’altro fascio di fieno all’imboccatura della caverna.

Quando si rivoltò, Tatiana non si era ancora riavuta. Adesso la poca luce della lucerna bastava a tutti e tre per esaminarsi minutamente. Nessuno parlava, si sentiva il rantolo di Topine diminuire a poco a poco.

Loris incrociò teatralmente le braccia. Gli era caduto il cappello, la sua bella testa aveva un’espressione satanica di trionfo, guardandola cogli occhi fissi.

Ella levò il capo.

— Un agguato! esclamò con voce tremula.

L’altro non rispose.

Tre persone erano troppe in quella caverna, nella quale si sarebbero toccate al più piccolo gesto. L’amazzone verde di Tatiana, diventata nera nella penombra, era rimasta colla coda sul fieno; ella se ne avvide e con un moto di pudore istintivo se la ravvicinò ai piedi. Il loro imbarazzo cresceva.

— Perchè mi avete rapita? gridò finalmente Tatiana con tutta l’alterigia del proprio carattere.

— Credo che vi sarà difficile indovinarlo.

— Infatti se avete sperato, che cederei così alla vostra violenza, vi siete ingannato grossolanamente.