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non poteva essere così nemmeno in Francia. Una volta disse che i casuisti della morale ortodossa conoscevano l’uomo meglio di lui.

— Zola non ha mai dipinto un grand’uomo: gli sfugge dunque la parte più importante della vita. I mugiks non furono finora che candidati all’umanità.

Stimava più utile alla rivoluzione l’impianto di un opificio che un attentato; nel 1861 la Russia era senza grande industria, in quel momento possedeva già 85000 manifatture, dentro le quali si veniva elaborando il proletariato operaio. Ma la Russia non farebbe mai che una rivoluzione rurale. Questa secchezza di giudizi non piaceva. Egli non toccava mai le tesi predilette del radicalismo, la soppressione dell’eredità, l’abolizione della proprietà individuale, il libero amore, il collettivismo, il comunismo, tutti i sogni dei falansteri e l’utopie bonarie di una felicità futura nell’uguaglianza dei diritti e delle funzioni. Il solo libro, che si era degnato ultimamente di leggere, il Capitale di Marx, diventato la bibbia di tutti i rivoluzionari, non gli era piaciuto; trovava anzi ridicolo che gli economisti borghesi non avessero saputo rispondergli. Carlo Marx giudicava assurdo il sistema capitalista, senza aver saputo scoprire per quale vera ragione organica aveva potuto durare migliaia d’anni nella storia.

A che pro’ la critica? Essa non migliorava l’arte e non distruggeva i fatti. Chi si sentiva capace