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la citavano nei loro articoli mondani; a tutte le feste ella compariva come una gloria, davanti alla quale tutte le altre s’inchinavano.
Troppi s’innamorarono di lei, ma affettando molto scetticismo galante nei discorsi ella respinse ogni omaggio. Nessuno le aveva tocco il cuore. Allora una segreta opposizione le si formò intorno, alimentata dal rancore delle donne meno belle e degli uomini respinti; si cominciò a ridere della sua originalità trovandola ostentata, del suo matrimonio col principe Vladimiro, della sua onestà senza ragione dal momento, che mostrava tanta indifferenza pel marito e tanto dispregio per la virtù coniugale. La sua malattia servì di pretesto alle più immonde invenzioni femminili; alcune signore parlando di lei sfoggiavano ignobili nozioni mediche.
Ella se ne offese.
Intanto un bisogno, lentamente cresciuto, le occupava tutto il cuore. Voleva l’amore come tutte le altre donne, ma un amore, che la purificasse dalla sozzura, lasciatale da quel mostro nell’animo. Quindi in preda alle fantasie di una testa giovane e disoccupata tesseva romanzi su romanzi, senza nemmeno guardarsi attorno per cercare l’uomo, che potesse amarla davvero. Se qualcuno le avesse chiesto di quell’uomo, come doveva essere, non avrebbe forse saputo rispondere. Lo sognava bello e grande, nello splendore della gioventù e nell’onnipotenza della forza: il suo amore