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per lei, che il mondo avrebbe certamente conosciuto, doveva essere una di quelle glorie della passione egualmente ammesse dai più umili e dai più illustri — Byron o Napoleone, un re dell’idea o un re della guerra. Solo così avrebbe potuto ripensare senza vergogna a Topine, come ad una espiazione anticipata del trionfo, perchè tutto si paga nella vita, e non s’arriva sulle sue alte cime che passando per le valli profonde.

Ad un ballo dell’ambasciata inglese fu presentata alla principessa Dolgorouki, amante, poi sposa morganatica, ora vedova di Alessandro II. La principessa ancora bella e corteggiata, quantunque decaduta da quella potenza, che per tanti anni l’aveva resa arbitra di tutte le Russie, si mostrò tenerissima per Tatiana, colla quale non avrebbe potuto rivaleggiare.

Tatiana riportò di lei un’impressione così gradevole, che nei giorni seguenti si fece raccontare tutti gli aneddoti più contradittori sul conto suo, al tempo de’ suoi amori imperiali. Quella donna aveva potuto credersi grande, vedendo talvolta l’Europa intera sospesa ad un suo capriccio.

Involontariamente pensò ad Alessandro III, all’amore dello Czar, minacciato di morte come Alessandro II e fermo contro tutti i pericoli, buono e colossale come un guerriero dei tempi eroici.

Da principio non fu che una fantasia, quindi le si mutò in un desiderio ancora oscuro, nel quale lo Czar era piuttosto l’ultimo termine di un pro-