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blema ideale che un uomo. Tatiana non aveva la più piccola idea sulla vera vita della principessa Dolgorouki fra tutti quegli intrighi di palazzo, e la lotta incessante per conquistare o conservare una influenza equivoca ed effimera; avrebbe voluto solo che lo Czar s’innamorasse perdutamente di lei vedendola.
Laonde, non essendo ancora andata ad una festa di corte, quell’inverno volle esservi presentata solo per parlare allo Czar. Ne rimase abbagliata; l’imperatore, che le aveva diretto appena alcuni complimenti insignificanti, le parve un semidio.
Tornata a casa non pensò più che a lui. Il principe Vladimiro, che si permise una osservazione sprezzante sullo Czar, fu vivamente colpito del calore, col quale ella lo difese.
— Non siete principe voi?
Questa volta egli s’ostinò.
— Non è che robusto, può alzare un quintale d’acciaio con una mano; è un po’ più facile che sollevare un’idea.
Tatiana non s’arrese; il principe finì col sorridere del suo fervore monarchico. Ma siccome quella sera ella sembrava anche più fresca, arrischiò un motto d’amore. Da sei mesi ne aspettava il momento. Era ridiventato timido. Tatiana lo guardò quasi meravigliata, confrontandolo colla gigantesca figura di Alessandro III, come le era rimasto nell’immaginazione.
Allora una collera fredda irrigidì la faccia del