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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/229

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— Perchè non citate piuttosto l’autore dell’inno imperiale, l’illustre Alexis Lvof, ribattè sottolineando sardonicamente le ultime parole.

Ma appena fatta quella villana allusione se ne pentì.

Tatiana lasciò cadere su lui uno sguardo di disprezzo. Loris di malumore andò a gettarsi sopra una sedia; il principe gli si accostò per dirgli di aver già mandato a Pietroburgo lo chèque, e che sarebbe riscosso entro la settimana. Questo semplice discorso parve a Loris una spinta a partire. Infatti perchè restare ancora dopo quelle dichiarazioni al principe, mentre la sua presenza poteva attirare su quella casa pericoli altrettanto enormi che inutili. Bisognava ricominciare il pellegrinaggio forse verso la morte, senza quella consolatrice poesia della prima giovinezza.

Un freddo lo colse in quel gabinetto, ove si respirava quasi a stento per l’eccessivo calore. La sera s’avvicinava nuovamente, gettandogli le proprie ombre sul cuore. Decise di partire.

Tatiana rideva col principe.

— Mostratemelo.

— No, no, voi siete troppo intelligente; lo trovereste ridicolo.

— Badate, Tatiana, con tutte queste riserve finirete col darvi davvero l’aria di un pittore.

— Allora ve lo mostro.

Ella aveva in un acquerello tentato di riprodurre un effetto di neve sopra un albero del parco,