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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/239

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Tatiana gliela porse, e Loris se la portò alle labbra con un gesto compassato; ma come scrollato da quel contatto, respinse Tatiana sulla poltrona, cadendole ai piedi. Se non che quell’atteggiamento gli ripugnò ancora, ed afferrando uno sgabello, sedette così vicino a lei, che le toccava coi ginocchi i ginocchi.

— Vi ho uccisa, non è vero? Dal giorno che non vi ho voluta, gittandovi ad un mostro per infrangere la vostra anima di donna e di principessa, vi domino. Voi non potevate comprenderne allora tutto il perchè, ma io non ero solo in quella rivincita; milioni di uomini e di donne si vendicavano su voi in tale momento. Siamo sopravissuti entrambi, eccomi dinanzi a voi.

Tatiana lo ascoltava colle labbra frementi.

— Che vi resta ora della vita? Sapevo che questa notte mi avreste atteso, perchè una spiegazione è necessaria: parlate.

Ma Tatiana non ne aveva la forza. Benchè preparata a quella scena, Loris l’aveva presa così dall’alto, che ella non poteva ancora ritrovarvisi.

— Mi aspettavate, Tatiana?

— Sì.

— Io non volevo pensare più a voi dopo quel giorno, e nullameno eravate sempre come una sbarra sulla mia strada. Adesso ci urtiamo ancora; sarò io l’infranto questa volta? La vostra vita esige una rivincita, se la mia idea non sarà ancora più forte della fatalità, che ci spinge nuova-