Vai al contenuto

Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/241

Da Wikisource.
232

a me, come vi ho sempre visto nel mio avvenire, ai miei ginocchi, voi, davanti ai quale io non sono nulla.

Loris infatti era scivolato involontariamente ai suoi piedi; Tatiana gli buttò le braccia al collo.

— Voi mi amate, Loris: era impossibile che Dio vi permettesse di non amarmi dopo quello, che tentaste contro di lui. La sua giustizia è sempre migliore dei nostri cuori, che s’ingannano spesso senza mentire. Ora sono felice.

Queste ultime parole passarono sulla bocca di Loris come un effluvio. Cinse Tatiana colle braccia e, sollevandola robustamente come una bambina, la portò sul letto. La vasta camera restava in una penombra misteriosa, rischiarata appena dalla candela del tavolo, sul quale Tatiana aveva deposto il giornale. Il letto bianco sembrava anche più grande.

Tatiana vi si adagiò confidenzialmente sugli origlieri, tenendo sempre per mano Loris, che si era seduto sulla coperta coi piedi sul tappeto.

Ella pareva in una calma così stravagante, quasi di moglie col marito dopo una lunga abitudine di amore, che egli stesso ne subiva l’irresistibile ascendente.

Poi Tatiana chiuse gli occhi nella felicità di quel sogno; al suo tenue respiro si sarebbe creduto che dormisse.

A Loris parve di vaneggiare. Quella beatitudine appassionata ed innocente, della quale non aveva