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Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/125

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Qualche vecchio e qualche bambino domandavano l’elemosina, ma la ricevevano così lieti, pur restando umili, che diventava impossibile compiangerli.

Si era quasi perduto nel dedalo di quelle viuzze, entro le quali l’ombra della sera s’ingolfava come un vento. In molte botteghe s’accendevano già i lumi, cominciava l’altra vita della notte. La gente cresceva, formicolava, ed erano operai che rincasavano, donne che giravano per le ultime provviste, o uscivano dalle chiese o vi entravano per un’ultima preghiera. Già la moltitudine dei ragazzi era ormai scomparsa, mentre le bettole si riempivano di un’altra folla vomitando ubbriachi rissosi e traballanti. Ne vide uno abbracciare una donna che passava, e che lo respinse violentemente con un pugno: l’ubbriaco cadde vociando nella fanghiglia; era un marinaio. Più avanti due uomini altercavano. Improvvisamente si accorse che la sua eleganza attirava occhiate sinistre; fermò il primo fiacchero, e si fece condurre al porto.

Là, molto avanti sulla spiaggia, in faccia al mare nero, che rantolava nell’ombra lasciando una bava biancastra sopra le ultime piccole onde, ricadde nelle meditazioni di prima. Quindi la notte discese su quella bruna immensità e ne soffocò quasi l’uniforme brontolìo delle acque.

Egli si era avanzato lungo il lido per allontanarsi dalle navi gremite nel porto e dalla città, che le fiamme dei fanali punteggiavano lumino-