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ganiada (Zingareide) s’ispirò alla Secchia ed ebbe forse notizia anche del Giorno.

    il primo è alle stampe), molti lavori storici e filosofici, e, ciò che ci riguarda più da vicino, una traduzione (incompleta) del Temistocle del Metastasio. La Țiganiada (o Zingareide) canta una immaginaria spedizione zingaresca contro i Turchi (in 12 canti) per ordine del Voda rumeno Vlad Tepeș, e fu pubblicata la prima volta il 1877 da Theodor Codrescu nella sua rivista intitolata Buciumul român e una seconda volta (1900) in volume a Brașov col testo goffamente modernizzato. L’autore dichiara di essersi ispirato alla Batracomiomachia, al Don Quijote, alla Pucelle del Voltaire e infine alla Secchia rapita, del nostro Tassoni. Non è improbabile che conoscesse anche il Poema tartaro e gli Animali parlanti del Casti e il Giorno del Parini. Ripromettendomi di poter tornare sull’argomento, noterò, così di passaggio, che dalla Secchia egli sembra derivare l’idea di far precedere al suo poema la lettera del finto Leonachi Dianeu (anagr. di Budai-Deleanu), l’episodio della tenzone poetica fra un cieco Hrigea e il poeta Barac (che critica acerbamente in nota) su argomento dato da Arghir, che ri corda le stanze 45-64 del c. VIII della Secchia, dove il Tassoni fa cantare al cieco Scarpinello gli amori di Endimione con Diana (cfr. Bogdan-Duică, Despre Țiganiada lui Budai-Deleanu, in Conoorbiri literare, XXXV (1901), p. 485); il procedimento comune ai due poemi di trasformare personaggi contemporanei in personaggi del passato (cfr. Bogdan-Duică, p. 454, n. 2) e infine il famoso: Andrà io: chi mi accompagna? del Conte di Culagna, che a me pare abbia ispirato a Budai la strofe 81 della Țiganiada:

    Rugăm dară pre Măria Sa foarte
    Că să ne dele pe drum vre o pază;
    Ori oșteni, ce n’au frică de moarte,
    Sau haĭducĭ cu groaznice obraze
    Și (dacă ar fi Domneasca îndurare)
    Două sute ar ajunge ne pare.

    [„Preghiamo dunque di vero cuore Sua Maestà | di volerci accordare per il viaggio una scorta; | o soldati che non han paura di morte, | o anche briganti dall’aspetto spaventoso, | e se la reale degnazione vorrà esaudirci, | dugento soldati, ci sembra, basterebbero], È — il lettore lo avrà compreso — il terribile esercito degli zingari, che, prima di mettersi in marcia, chiede al Voda una scorta di veri soldati, „che non han paura di morire” o di haiduci (una specie di briganti... politici riuniti in bande irregolari, di cui i Voda talor si servivano) dal fiero aspetto, che li difendano da possibili brutti incontri... col nemico! „Isvoarele de care s’a folosit Budai-Deleanu” scrive Ovid Densusianu nel suo corso di Literatura română (cfr. Revista universitară pentru cursuri și conferințe, anul I, p. 252) „în poemul lui eroi-comic sunt literaturile streine. Singur ne spune că a citit mult pe Homer, Virgiliu, Ariosto, Tasso, Voltaire. De și canavaua epopeei e luată din literaturi streine, totușl modul cum a redat el subiectul arată destulă originalitate, spirit de observație remarcabil și în acelaș timp cunoștințe adînci despre credințele noastre și despre obiceiurile Țiganilor in general”. [Le fonti di cui si è servito Budai-Deleanu nel suo poema eroicomico appartengono alle