Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/245

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colpa è un po’ anche dello Șaineanu1, che, sospettando di origini italiane la Grammatica, che, dopo tutto, è scritta in uno stile assai più ortodosso, ha spinto me a sospettar della Storia, i cui italianismi son troppo crudi, perchè io li arrivi a digerire. Comunque sia di ciò, e giacchè abbiamo accennato a qualche cognizione che il Văcărescu aveva della letteratura italiana, eccoci a soddisfare la giusta curiosità del lettore. Il quale, questa volta almeno, dovrà contentarsi di ben poco, poi che il passo, cui ci riferiamo, non contiene che degli spropositi alquanto madornali intorno alla metrica italiana e la citazione honoris causa del Petrarca, del Tasso e dell’Ariosto, i quattro poeti meno uno: Dante, la cui fama nei secoli XVII e XVIII languì del resto anche in Italia ed è poi tal poeta che anch’oggi trova fra gli stranieri assai più ammiratori scansafatiche che studiosi e lettori. Rilevando dunque la differenza tra la poesia rumena (basata sul numero dei piedi) e quella italiana (che conta invece le sillabe), il Văcărescu osserva:

„La lingua italiana non è usa a scandire i versi secondo il numero dei piedi, ma solo secondo il numero delle sillabe e con molta varietà di tipi. Alcuni versi sono di sei, altri di otto,

    estri di grammatica. Se fossero stati più istruiti o almeno avessero avuto qualcuno che li avesse potuti istruire, tutti parleremmo ora la lingua italiana, che parlavano qui da noi quei dominatori di allora. Ma così non poterono andare le cose per i motivi esposti di sopra, ed ecco che la lingua dei coloni „italiani” si corruppe in mezzo ai coabitanti Daci e Bulgari e Serbi vicini. I termini scientifici poi e tutte quelle locuzioni che gl’italiani hanno attinto ai Latini e i Latini alla fonte, cioè alla lingua dei Greci, si sono perdute e la lingua della Dacia s’è dissoluta riducendosi quella che è, un gergo misto di molte lingue!” E pensare che il V. scriveva dopo Miron Costin ed era contemporaneo di Klein (Micu) e di Șincai!

  1. L. Șăineanu, Istoria filologici române, p. 95: „Scriind prima gramatica românesca autorul avu să întîmpine din capul locului o mare greutate: nomenclatura sciințifică. Din ce limbă să împrumute și după ce criterii să facă acèstà împrumutare? Văcărescu, familiarisat mal mult cu limba italiană, caută a da o soluțiune practică cestiunii, adoptând acèstă limbă ca normă generală pentru nomenclatura gramaticală”. [Accingendosi a scrivere la prima grammatica rumena, l’autore ebbe a lottare fin da principio con una grave difficoltà: la nomenclatura scientifica. Da quale lingua l’avrebbe presa a prestito? e da quali criterii si sarebbe fatto guidare nella scelta? Il Văcărescu, cui la lingua italiana era più familiare delle altre, cerca di dare alla questione una soluzione pratica, adottandola come norma generale da seguire nella nomenclatura della sua grammatica].