Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/275

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Del resto come poteva lo Slătineanu tradur bene, allievo com’era di quei maestri greci che il nostro recensore disprezzava al punto da ritenerli „in allen wissenschaftlichen Fächern die elendesten Idioten”?

Come mai ha osato apprendere il greco moderno da un maestro greco e non ha pensato che, se voleva impararlo davvero come si conviene, era necessario far le valige e partir lì su due piedi „nach Wien oder Leipzig”? Ogni salmo finisce in gloria e i nazionalisti tedeschi del secolo XX posson tornare a scuola! Del resto le Critiche rivolte in questo articolo alla traduzione dello Slătineanu son tali che anche chi, come la maggior parte dei recensori antichi e moderni, non fosse andato oltre il frontispizio, avrebbe potuto rivolgergliele. Tradotto dal greco? Dunque di seconda mano. Conseguenza necessaria: cattiva traduzione! In rumeno? Ma il rumeno è una lingua senza tradizioni letterarie, mentre l’italiano ne ha anche troppe! Conseguenza più che necessaria: pessima traduzione! Orbene noi non crediamo che la traduzione dell’Achille sia proprio quel che si dice un capolavoro, ma non crediamo neppure che sia lecito sbrigarsene con critiche così generali da potersi applicare egualmente a tutte le traduzioni (e non son poche) dal greco in rumeno di opere italiane, e, se abbiam fatta menzione di quest’articolo, è stato solo per dimostrare che i critici moderni sono in fin dei conti assai più galantuomini di qualche critico tedesco dei tempi... in cui Berta filava.


4. Periodo di decadenza. — Traduzioni incomplete e citazioni frammentarie.

Dal 1829 al 1843, in cui un Achille del Christopoulos può venir scambiato per l’Achille in Sciro del Metastasio, abbiamo un intermezzo non del tutto trascurabile di tentativi andati a male e di citazioni frammentarie. Caratteristica di questo periodo (che coincide con quello dell’italianismo nel suo massimo fiore) è che questa volta si traduce dal testo ed è il Metastasio cantore della patria quello ch’è ora alla moda.

Non ci farà quindi meraviglia se il melodramma più in voga apparirà d’ora innanzi il Temistocle.