Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/304

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La più antica traduzione di un’opera drammatica, quella dell’Achille in Sciro del Metastasio pubblicata a Sibiiu da Iordache Slătineanu, è del 17971, e rappresenta il più antico documento che possediamo sulle origini del teatro rumeno con intenzioni letterarie; ma, per quanto io sappia, non fu mai rappresentata, nè a Bucarest, nè altrove. Del resto sarebbe stato, a quell’epoca, assolutamente impossibile. Molti anni dopo, intorno appunto al 1814-15, le condizioni della cultura in Valachia erano ancora così tristi che Ion Ghica, in una delle sue Lettere a Vasile Alecsandri, poteva tracciarne il quadro seguente, che non è certo lusinghiero: „L’arte era qualcosa di assolutamente sconosciuto. In tutta Bucarest, a fatica si sarebbe trovato un pianoforte e un’arpa. La musica rappresentava una prerogativa dei lăutari e dei cantori delle chiese. Una sola persona c’era con aspirazioni artistiche, e questa era Domnitza Ralù, la figliuola minore di Carageà, spirito eletto, che possedeva al più alto grado il gusto del bello, ammiratrice della musica di Mozart e di Beethoven, nutrita degli scritti di Schiller e di Goethe2. Orbene, sempre da quanto ce ne fa sapere Ion Ghica, Domnitza Ralù fu la prima a vagheggiare l’idea di dare alla Rumania un teatro greco, che pure sarà il primo passo verso quel teatro nazionale ispirato a forti sensi di patriottismo e di libertà, la fondazione del quale è merito esclusivo di Ion Heliade Rădulescu e de’ suoi seguaci, uomini meravigliosi, che in ogni campo seppero combattere e vincere, e ai quali la Rumania deve tutto: letteratura, teatro, scuole, patria, libertà. A quanto dunque ce ne fa saper Ghica nella lettera pocanzi citata, le prime rappresentazioni teatrali avvennero appunto a Bucarest negli appartamenti della intellettuale principessa. „Ella”, — prosegue Ghica, — „aveva trovato in alcuni giovani greci, suoi parenti,



  1. Cfr. la citata Bibliografia românească veche, Tomo II, fasc. V, sotto il n. 611.
  2. Ion Ghica, Scrisori către Vasile Alexandri, Bucuresti, Alcalay, 1905, Scris. III (Din vremea lui Caragea), p. 66: „Arta era un lucru necunoscut. În tot Bucureștiul nu se afla de cât un singur piano și o harpă. Musica aparținea lautarilor și cântăreților de la biserici. Persoană cu inspirații artistice era numai Domnitza Ralu, fata cea mai mică a lui Caragea, natură aleasa, posedând gustul frumosului în cel mai mare grad, admiratoare a muzici! lui Mozart și Beethoven, hrănită cu scrierile lui Schiller și Goethe”.