Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/342

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ma perchè al loro scopo, ch’era assai meno la fama individuale, che la propaganda politica e letteraria, importava assai poco lo spiattellare che si trattava di una traduzione dal tale e dal talaltro autore straniero, il che poteva in certi casi togliere persino efficacia agli scritti che pubblicavano, e nuocere al fine che si proponevano di raggiungere. Eran quelli momenti di una febbrile attività politica, patriottica e letteraria: tutto era da fare, di tutto bisognava gettar le fondamenta. Basta dare uno sguardo al programma della Bibliotheca Universală per farsi un’idea della fatica gigantesca, che Heliade e i suoi compagni si erano assunta. La Bibliotheca rimase un sogno, ma l’attivittà incredibile di quelli che l’avevano promossa seppe fare di più e di meglio. Come per una tacita intesa, le traduzioni dal’italiano, dal francese, dal tedesco, dall’inglese, persino dallo spagnolo piovvero da ogni parte, accolte con entusiasmo da Heliade nel suo Curier de Ambe Sexe, nel Curierul românesc, e persino nella Gazeta teatrului, dove appunto vide per la prima volta la luce la traduzione del Saul. In breve il popolo rumeno ebbe a sua disposizione una piccola enciclopedia di capolavori letterari e scientifici, di cui potersi servire per educare lo spirito alle prossime feconde lotte civili. Naturalmente tutta questa produzione letterario-politica a scopo divulgativo (non escluse le traduzioni che n’erano anzi pars magna) fu necessariamente altrettanto scadente di qualità, quanto abbondante in quantità. Non è strano perciò che la bella traduzione di Aristia suscitasse degli entusiasmi, che potrebbero persino sembrarci eccessivi. Tutti son rimasti incantati” — scrive in un’altra sua lettera ad Heliade il Negruzzi — „dell’eleganza de’ versi del signor Aristia. — I canti o salmi di David cacciavan lo spirito maligno che affliggeva Saul....“1. Ed era vero, chè troppo la traduzione di Aristia differiva dalle solite altre2 di carattere puramente divulgativo, per pregi d’arte, di



  1. Gazeta Teatrului (1836), p. 93. La lettera s’interrompe a queste parole e l’originale è andato perduto. Probabilmente il Negruzzi intendeva paragonare i melodiosi versi di Aristia al suono dell’arpa di David.
  2. Oggetto non di rado di critiche acerbe e di pungentissimi epigrammi. Ne riporterò qui uno diretto da Grigore Alexandrescu (1810-1885), poeta rumeno dei migliori ed eccellente favolista, contro I. Heliade-Rădulescu e la sua traduzione (1831) del Maometto di Voltaire. Insieme con Heliade è anche preso di mira Vasile Pogor, la cui traduzione dell’Henriade Heliade aveva assai lodato nel suo Curier de Ambe Sexe (I. 265):