Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/103

Da Wikisource.

99

questa, credono (ed a torto il credono), di potersi innalzare sulle universali rovine?

Facciamo tutti ed ognuno di noi il nostro dovere. Ricordiamoci che in un paese libero, governato dalla nazione stessa per mezzo de’ suoi rappresentanti, ogni uomo, per grande o per infima che sia la condizione sua propria, è un servitore del pubblico, e non v’ha colpa o sciagura nazionale di cui non debba sentire anch’esso rimorso e danno. L’oppressione, sotto cui abbiamo troppo a lungo trascinata la vita, ne ha insegnato a considerare il riposo come il degno oggetto delle nostre legittime aspirazioni.

Fatale errore è quello che trova nella nostra costituzione fisica, come popoli meridionali, un deplorabile ausiliario. Nessuno ha il diritto di riposare, mentre la nazione sta componendosi ed ha bisogno di aiuto. Gli infingardi sogliono giustificare la infingardaggine loro dicendo, che v’hanno braccia sufficienti per compiere le opere incominciate, e per portare il peso delle pubbliche faccende. Tale asserzione è falsa. Il cittadino che non deve alla patria una parte delle sue facoltà, non può essere che un uomo privo affatto di facoltà; ma colui che è capace di operare qualche bene, non può rifiutare alla sua patria una parte de’ suoi talenti, della sua operosità, delle sue forze. Nè la nazione, nè il governo non sono esseri distinti e divisi dal singolo cittadino, chè il cittadino forma parte integrante dell’una e dell’altro. I governi despotici hanno un’esistenza indipendente da quella della nazione governata, e per conseguenza da quella degli individui di cui questa si compone. Vi è quasi sempre un latente antagonismo fra il governo despotico e la nazione governata dispoticamente; ma tale antagonismo non si manifesta se non per accessi intermittenti; e negli intervalli di calma l’osservatore superficiale può figurarsi che il governo e la nazione altra relazione non abbiano oltre quella del padrone col servo. — Ma in un paese libero, che si governa da sè medesimo, mediante i suoi rappresentanti, non vi è atto governativo, non vi è vicenda nazionale a cui un cittadino possa rimanere estraneo ed indifferente. Ognuno porta la parte sua della responsabilità delle risoluzioni governative, siccome ognuno divide e risente le conseguenze delle sciagure nazionali e dei nazionali vantaggi.

Questo è quello che molti fra gli italiani ignorano, o fingono d’ignorare, per non essere costretti dalla loro stessa coscienza ad abbandonare le dolcezze dell’ozio ed arruolarsi fra gli operosi.