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122 parte prima

per arte o per tradizioni, come il Panteon di Parigi, o come il tempio di Santa Croce in Firenze.

Nel Ciacco, e in tutto il Nord della Repubblica, ove sono popoli più democratici, più perequatori, più ironici o più ingenui, chiamano addirittura panteón un pezzo di terra coperto d’erbacce, recinto di siepe secca. Questo luogo è aperto al tigre e al cane che vi vanno a celebrare alternamente il loro festino a spese d’un recente cadavere, di bianco, di negro o di pardo, ma certamente non di un semidio greco o d’un uomo divino moderno!

Di questo passo, un bel giorno la parola Panteon avrà suono sprezzativo.

E quante volte nella storia del linguaggio non troviamo di queste alterazioni progressive e profonde? Positivamente erinni non si sarebbe figurato che dal suo significato primitivo di bontà si sarebbe cambiato in quello di Furie infernali; nè tiranno da reggitore di popoli in tormentatore. E chi avrebbe detto agli aristocratici romani, ai gentili, alla gente, ai decentes d’allora1, che in bocca cristiana il loro appellativo, di cui andavano tanto orgogliosi, suonerebbe anatema? E chi avrebbe detto ai Tasso e ai Metastasio, i quali si bene cantarono delle virtù e delle gioie della vita campestre, che la parola rurale nel nuovo vocabolario liberalesco andrebbe sostituendo pel ridicolo e per lo scredito, il pagano o l’abitatore dei paghi, attaccato ancora alla gloriosa religione avita quando il cristianesimo già trionfava?

Gli ahót, non solamente hanno il potere di entrare nelle persone e stregarle, e di incarnarsi, accettatemi il neologismo, in elementi che portano il male, come la tempesta, il vaiolo, la carestia ecc., ma son capaci anche di tirar bòtte, e specialmente frecciate.

  1. Qua gente in ispagnuolo serve tuttora ad esprimere, nell’interno, le persone per bene. E significa lo stesso, e ancor più, la parola decente.