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134 parte prima

distanti. Infatti tra i Manzaneros «Indiani Araucani che vivono tra il Limay e il Neuquen in territorio Argentino alle falde orientali della Cordigliera» vige tal uso in proporzioni tali che dei viaggiatori hanno scambiato alcuni di questi tumuli per piccoli rialti naturali. Tra noi s’usa ancora di gettare nella fossa una zolla sul defunto dai presenti alla sepoltura, e lo stesso al piè delle croci che indicano al viandante una tomba. E vigeva parecchi secoli fa, quando Dante potè cantare di Manfredi:

L’ossa del corpo mio sarieno ancora
     In cò del ponte presso a Benevento,
     Sotto la guardia della grave mora.

La universalità, quindi, dell’uso rende ancor più plausibile la spiegazione della costruzione delle Piramidi considerate come sepolcri, non essendo in questo caso che l’esagerazione colossale della grave mora, di cui l’usanza doveva preesistere ed essere generale nella terra delle Piramidi.

La credenza nel bisogno dei morti di possedere nell’altro mondo ciò che godevano in vita, oltre essere stata tradizionale presso tutti i popoli, si può dire, dei due emisferi, ha dato luogo a usanze crudeli.

Tutti sappiamo infatti come nelle Indie, tra i seguaci della religione di Brama, si sia usato, e si usi ancora, che la moglie accompagni il marito morto, abbruciandosi sul rogo. È vero che per mitigare il dolore usavano far prendere narcotici alla vittima!

Nel nuovo mondo, i popoli che avevano religione e caste, usavano pure sacrifizii umani sulle tombe dei potenti, ai quali immolavano servi, ufficiali e le concubine più care, pei quali tutti era reputato un onore e un piacere l’essere i prescelti.

Si narra perfino che quando mori l’Inca Huaina Cápac, uno dei più grandi imperatori del Perù, furono mille le vittime umane immolate sulla sua tomba! E quale non sarà stato