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150 parte prima

telligenza, progredita, l’artificio della numerazione, e non potrà esserlo anche quello di una forma grammaticale? e davvero che la numerazione è cosa tanto difficile quanto stabilire una forma grammaticale: e lo vediamo col fatto. E tal difficoltà ha continuato perfino nella numerazione scritta, in cui dalle cordicelle peruviane e dalle tavolette chinesi fino ai numeri romani e arabici, siamo giunti alla meravigliosa semplicità di questi ultimi, percorrendo più di tre stadii attribuiti al linguaggio, nel corso di migliaia di anni.

E poi su questa vantata ricchezza dei linguaggi antichi e primitivi, come per esempio il vasco e gli americani, che hanno nua farragine di forme a parte rispondenti a ogni relazione di tempo, di luogo, di persone, perfino di sesso, io ho una opinione. Credo che cotesti linguaggi stieno ai nostri, per esempio all’inglese così semplice eppur così chiaro, come un alfabeto di 40 000 caratteri a un alfabeto di 20 a 30 lettere; o come nei numeri il sistema di justaposizione e delle cifre romane, a quello delle cifre arabiche. Dico poi di quelle innumerevoli forme, che come simboli o figure particolarizzate, sono una conseguenza della inferiorità della intelligenza non ancora sviluppata da abbracciare le relazioni espresse dalla posizione relativa delle parole nel periodo. Come sarebbe di una mente capace di afferrare ciò che significa 1, 0.... e un segno che voglia dir cento, duecento.... ecc., isolati, ma che non arriva a ragionare, che 1 con due zeri può esprimere egualmente cento senza bisogno o di scrivere la parola o di marcare un geroglifico apposta. Sono intelligenze, poderose di memoria, ma tarde nel raziocinio. Di una lingua deve dirsi ciò che di una macchina: «È la migliore quella che dà lo stesso effetto utile con il minore sforzo.» Gl’Inglesi bravi meccanici hanno anche la lingua più semplice. Ho detto.