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Tu fiume, anchor, che cosi limpido esci
De le concavità di questo monte,
Che co’l tuo humore il costui sangue mesci,
Onde hoggi vai con sanguinosa fronte;
Questo di gloria al tuo splendore accresci,
Dona il nome d’Adone al tuo bel fonte;
E fa, ch’ogni anno il dì, che restò essangue,
La splendid’ onda tua corra di sangue.
Appresso un fiume, ch’esce di quei sassi
Lasciò l’alma d’Adon l’humane some.
E sempre, che la pompa Adonia fassi,
(Oltre che da lui prese il fonte il nome)
Con l’onde insanguinate al pianto dassi,
Per fare al mondo testimonio, come
Lo sventurato Adon morì quel giorno,
Che và la pompa sua solenne intorno.
L’afflitta Citherea dapoi le ciglia
Da l’acque volse à la sanguigna polve.
Terra del sangue di colui vermiglia
(Disse), che in pianto i miei lumi risolve,
Forma del sangue un’altra maraviglia,
E mentre intorno al mondo il ciel si volve,
Ricorda à l’huom con novo illustre fiore
D’Adon lo sparso sangue, e ’l mio dolore.
Dapoi che fu à Proserpina permesso,
Quando ritrovò Minta con Plutone,
Di far menta di lei, malgrado d’esso,
Per torsi ogni gelosa opinione,
Ond’è, ch’à Citherea non fia concesso
Di far un fior del suo diletto Adone?
Di foglie tanto accese, e sì superbe,
Che faccia invidia à tutti i fior de l’herbe?
Tutto di nettar santo, et odorato
Del suo gradito Adone il sangue sparse,
Il qual da interno spirito infiammato
Si vide in forma sferica gonfiarse.
Così lo spirto suol ne l’acqua entrato
In una palla lucida formarse,
Ne molto andò, che ’l rosso, e picciol tondo
S’aperse in un bel fior grato, e giocondo.
Purpureo al fior del melagran rassembra,
Ma l’uso suo può dirsi illustre, e corto.
E con la brevità, c’ha in se, rimembra,
Come l’human splendor vien tosto morto.
Se poco ella godè le belle membra,
Del fior gode hhoggi poco il campo, e l’horto:
Che ’l vento, che ’l formò, subito toglie
Al debil fusto le caduche foglie.