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Pagina:Ovidio - Le metamorfosi.djvu/75

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ghezza de gli occhi d’Argo; e bellissima sententia è quella delle stanze: Tal’hor del ben servir e Sempre si debbe etc. come sono anchora quelle Perche ne buon, non si può dir ne saggio; Quel che procura scandali, e contese con la Stanza O quanti quanti per l’inique corti.

Che ’l corvo havendo prima le piume bianche le cangiasse in nere; significa che i maldicenti, e seminatori di discordie, cangiano le volontà loro tosto che inchinano a questo odiatissimo vicio; di bene in male: e come prima l’anima loro era pura e bianca, cosi da poi diviene sozza brutta, e nera.

Come và il Poeta latino maravigliosamente incathenando le favole, l’una con l’altra, e come bene è propriamente il volgare fà digressione delle parole di Nettuno inamorato? dove incomincia O Donna c’hoggi il cor ferito; etc. con le stanze che seguono, insieme con al trasformatione di Coronide in cornachia molto vagamente rapresentata che non significa altro, se non che giamai le lingue riportatrici non possono stare al servitio della prudentia perche sono scacciate da essa, come fù la cornachia da Minerva, per havere riportato che Aglauro haveva scoperta la cesta dove stava nascosto il mostruoso Erictonio nato del seme di Vulcano.

Che Nittimene poi per la sua scelerata libidine fusse trasformata in civetta, e fatta poi serva e compagna a Minerva significa quello che dopò un grave fallo, si prevale di modo della prudentia, che fà non meno saggiamente tenerlo celato; di quello che sfacciatamente seppe ancora commeterlo, essendo la civetta animale che copre il suo diffetto col non comparire giamai alla luce del Sole, forse per vergogna ch’ella ha de i falli commessi.

Quanto felicemente descrive l’Anguillara la forza della gelosia in Febo nella stanza Ahi come all’intelletto etc. poi che spinto dal suo furore uccide la giovane amata scopertagli poco fedele dal corvo: Esculapio poi nato con arte fuori del ventre della madre amazzata dalle saette di Febo; non è altro che la vertù medicinale tratta dalle radici delle herbe, quando la terra riman’arsa dalle saette che sono i raggi di Febo e questa vertù data poi nelle mani del medico eccellente figurato per Chirone mezzo huomo, e mezzo cavallo, perche non fa meno esser giovevole, agli huomini con l’arte sua, che agli animali; è poi tanta l’eccellentia di questa vertù medicinale che può ritornare gli huomini da morte a vita come si legge haver fatto Esculapio; alcuni figurano poi Ocira ninfa indovina a Theti madre di Achille, divenuta cavalla per havere generato un figliuolo tanto bellicoso, come era Achille.

Come si potrebbe descriver meglio il tiro dell’Arco, di quello che l’ha scritto l’Anguillara? nel luogo ove dice Nel primo che trovò etc. e nella stanza seguente; come è ancora descritta felicemente la conversione che fà nella stanza Felici quei che son cosi prudenti etc.

Che Apollo divenisse pastore di Admeto è tolto dall’historia di Theodontio laquale contiene che havendo Apollo date le leggi, a gli Arcadi, essendo loro Re; le faceva osservare con tanto rigore che sdegnati il cacciorono del Regno, ond’egli hebbe ricorso ad Admeto, ilquale egli consignò alcuni popoli in governo, apresso il fiume Anfriso.

La favola di Mercurio che ruba l’armento ad Apollo, e la trasformatione di Batto nella pietra del paragone, è tolta dall’historia descritta da Leontio che Stilbone che significa veloce, voce appropriata a Mercurio; rubò l’armento aForonide sacerdote di Apollo in Delfo, & havendolo riposto dietro a una spelonca chiamata Batho, avenne che un toro essendo uscito fuori cadè nella spelonca; & non faceva che muggire, e udendolo gli altri gli rispondevano muggiando di modo che sentendoli Foronide, andò dietro la spelonca, e trovò l’armento che gli era stato involato, e ritrovatolo; da indi in poi fù sempre chiamata quella spelonca indice, come è chiamata ancora la pietra del paragone.

Bella conversione è questa dell’Anguillara ad Apollo nella stanza Dhe suona Apollo la tua Cetra suona, come è ancora bella la descrittione della verga di Mercurio nella stanza che segue. Fingon i poeti che Mercurio ha per insegna un capello, una verga nella quale stanno avilupati dui serpenti, & le ali a piedi; lequli tutte cose sono necessarie al medico per giongere al fine della profession sua; e prima necessario al medico il capello di Mercurio che è il Cielo, che se ben il Cielo e capello generale di ogn’uno nondimeno è poi particolare de medici per la cognitione che fà bisogno che habbino de tutti i suoi motti, e de tutti gli influssi cosi benigni, come contrari, per sapere come ridure a sanità l’infermo. La verga poi gli è necessaria, che è l’auttorità nell’arte del medicare, laquale fù conceduta a Mercurio da Apollo Dio della medicina, ilquale ne hebbe per ricompensa la cetra che è la musica de’ cieli