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168 Diario sentimentale


Ci fu anche lo spumante. Ed ecco il menu, anzi la distinta in omaggio all’italianità!1

Questo Cesare Battisti, che io udivo nominare la prima volta, è un bell’uomo, alto, scarno, fisonomia italiana. Sedeva a capo tavola, vicino a sua moglie, una donna dall’aspetto molto semplice e modesto: la sola donna del banchetto. Egli, in mezzo alla vivacità dei commensali, se ne stette assorto e triste. Veniva in mente Cristo all’ultima cena.

Verso la fine del banchetto, si levò, parlò con altissima nobiltà. L’emozione in fine lo travolge: travolse un po’ tutti.

Fu una serata eroica, semplice: molto ordine: lieta sotto un presentimento di tempesta. V’era dell’agape cristiana dei primi tempi; v’era ciò che non saprei dire dove e in che cosa risieda: l’Italia!

Una sensazione indimenticabile! Grida di «Evviva! Abbasso!» ce ne furono, ma ben poche le parole di odio.

Teodoro Moneta, ottantenne, infuocato in volto perchè non ha più gli occhi dove si accendono le fiamme, parlò: girava, agitando il pappafico bianco, ed il soprabito nero, dalla parte opposta ai

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