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di Alfredo Panzini 169


commensali. Un caro giovane lo rigirava, il povero cieco, ogni tanto, dolcemente, verso il pubblico. Uno spettacolo còmico. Ma veniva da piangere.

Sante Garibaldi, bel ragazzo forte, allegro, parlò poche parole forti, allegre, con accento romanesco. Veniva dalla Francia dove aveva perduto un fratello. Triestini e trentini furono sublimi. Strani accenti! Strano il suono stesso delle parole! L’accento italico pareva venir da lontano, come dominato da infiltrazioni tedesche, come umiliato dalla servitù. Ora prorompeva indòmito.

Il giovane Gualtiero Castellini1, alto, in piedi, aristocratico, vestito da ufficiale, mi pare che avesse come una lacrima. Parlava per quella e diceva con quella sua lacrima cose che la montura militare gli vietava di dire.

L’on. Agnelli avvocato e uomo politico, ha avuto il notevole coraggio di riconoscere la realtà di molte cose giudicate fantastiche, e la inconsistenza di molte cose giudicate realtà. Tutto ciò con molta saviezza. Un onorevole senso critico, condito con un po’ d’ironia, gli apre le vàlvole del pensiero e gli fa dire la verità, tutta la verità. Ma quanto a voli lirici, adagio! Lo stesso senso crìtico e irònico lo tira per le falde dell’abito e par dica:

  1. Morto in Francia nel 1918. Gentil sangue lombardo!