Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/357

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sorrìde con commozione: «Tè el Scarampa!» e si fanno cuore. Il pezzo nemico è ridotto al si* lènzio. Dice il popolo dei soldati che se tutti fossero come lui 9 si spianerèbbero i monti. Di notte balza dal sacco a pelo, e lo si vede per ore e ore a scrutare. Porta la batteria sino in trincea. I suoi uòmini sono mattòidi. Il suo caporalmaggiore rifiutò di andare in licenza. Corrono di lui risposte leggendarie. Ad un generale che lo rimproverava di troppo spreco di proièttili, rispose: «La famiglia Scarampa li può ricomprare». Ad un altro generale disse: «Io faccio l’ufficiale per màffia, non per interesse». Tira su gli austrìaci come tirerebbe sui francesi. Lui fa la guerra perchè l’ha ordinata il re. Del resto se ne frega. Deve essere uno degli ultimi campioni della nobiltà piemontese. Tiene una riserva di duecento proièttili. Dice: «Cento sono per Cortina, cento per Misurina in caso di ritirata (dove sono ufficiali azzimati, serviti a tàvola negli hotels)». Ciò piace molto ai nostri soldati. Così è! Il nostro pòpolo adora sempre gli eroi della canzone di gesta, ma sta fra i suoi pidocchi.

Generale Montanari, alto, dritto, nòbile, drappeggiato nel grande mantello, chiama a raccolta i graduati, ributta il mantello, chiede: «Perchè stando sull’attenti dovete seguire con l’occhio il