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affettive. Segue la logica sino alle conseguenze più spietate. Direi che se ne compiaccia come un atleta si compiace del suo ardimento. Egli crede al suo ragionamento, e un moto nervoso degli occhi rivela lo sforzo del cervello. Ma se crede alla cosa espressa, non so. Un sorriso enigmatico, eppur sincero, farebbe supporre che la cosa gli è indifferente. I suoi ragionamenti riuscirebbero del tutto persuasivi, se gli uomini fossero pedine logiche e se la ragione fosse una cosa sicura.

Passa per cattolico, ma credo che questo sia un travestimento, una reazione contro questa nostra democrazia un po’ aristofanesca.

Mi dice: — La Germania odierna è un possente organismo di popolo; invece dei lieds e ballate, sibilano le sirene di mille officine, le quali riversano sul mercato mondiale una produzione impressionante; le sue applicazioni tecniche sono fra le più perfette; la sua cultura è la più vasta cultura del mondo; la sua letteratura è la più sterminata letteratura; il suo esercito è la più perfezionata e formidabile macchina che mai sia stata ideata. Nel momento stòrico attuale quest’organismo subisce una crisi di dilatazione. La lenta infiltrazione non basta più! È l’esplosione, cioè è la guerra.

Ma il pensiero di Missiroli procede più oltre.

— La guerra che la Germania combatte — co-