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La compagnia della Lesina: lesina vale anche avarizia grande, sordidezza (cfr. il verbo lesinare) e tale senso figurato sembra essere derivato da un noto e curioso libro di certo Vialardi «Della famosissima compagnia della lesina, Dialoghi, capitoli, ragionamenti, etc. Venezia, Baglioni, 1664». È una raccolta di facezie su tutte le possibili spilorcerie: genere di libro burlesco di cui è copia nella nostra letteratura e in cui fiorisce l’ingegno italiano (V. Humour): fra le altre taccagnerie, v’era quella di accomodarsi di per sè scarpe e pianelle, la qual cosa non si poteva fare senza il più importante istrumento dell’arte di S. Crispino, cioè la lesina, onde, probabilmente, il senso figurato. Anche il francese derivò dall’italiano questa estensione di senso: lésine = épargne sordide. Nel citato libro, fra gli istrumenti necessari a que’ spilorci, vi fu anche la lente dell’avaro. Rivive nel linguaggio politico questa locuzione della Compagnia della lesina per indicare quegli uomini politici che sono fautori di rigide economie nell’azienda dello Stato. Di essersi costituito egli e i suoi nella famosa compagnia della Lesina si vantò per celia il marchese A. di Rudinì in Milano tenendo al teatro della Scala un suo discorso politico: egli era allora Presidente del Consiglio (9 novembre 1891). V. Piede di casa.

La corsa alla morte: neol. giornalistico, dedotto dal linguaggio delle corse, per indicare la mania suicida.

Lacrima Christi: nome di un prelibatissimo vino di lusso della regione vesuviana. Si spreme dall’uva aromatica, appassita, detta Greco o Greca della Torre. Dopo tre o quattro anni si ottiene un vino ambrato, dolce, con profumo caratteristico e gradevole: si esporta in bottiglie.

Lacuale: per lacustre; aggettivo foggiato arbitrariamente per l’influsso del solito suffisso ale.

Ladino: agg. da latino: nome dato ai dialetti romani o romanzi di alcune popolazioni dell’Engadina, Canton de’ Grigioni, Tirolo. L’Ascoli aggiunge il Ladino alle altre lingue romanze o neo-latine.

Ladino: (cioè latino) voce meneghina, non ignota forse ad altri dialetti: facile, scorrevole, pronto.

Resïatt, cospetton, de man ladinna

C. Porta, La guerra di pret.

Cfr. Dante, Par. III, 63:

Sì che raffigurar m’è più latino.


Cfr. per l’uso della parola e per l’affinità dei dialetti italici, questo passo del Varchi (Ercol): «Questi tali maldicenti si chiamano a Firenze male lingue, linguacce, etc. e con meno infame vocabolo, sboccati, linguacciuti, mordaci, latini di bocca:» nè mancano esempi di prosa classica di latino in senso di facile, piano, etc.

La discordia è nel campo d’Agramante: locuzione ironica, viva nell’uso e derivata dall’Ariosto (Furioso, XIV). Vuol dire la discordia è nel campo nemico; e solitamente si intende di nemici politici: si accapigliano fra di loro.

Ladri in guanti gialli: il ladro classico che assaltava alle vie certo non è scomparso, ma l’evoluzione della civiltà lo va trasformando nel ladro moderno, elegante, in guanti: il quale si intromette e si confonde nella società e vi esercita il furto in moltissimi ed ingegnosissimi modi. La felice locuzione è nostra: in francese gants jaunes è sopra nome dato agli eleganti.

Lady: in inglese vale signora ed è nome che si dà alle donne che appartengono alla nobiltà. Lady si adopera quando è seguito da nome. Mylady nel vocativo. La signora non nobile è mìstress, che si trova scritto abbreviato in mrs.

La femme (cherchez): motto francese dovuto al lepore di A. Dumas (Les Mohicans de Paris, atto III. V. 7) e divenuto comunissimo fra noi per significare la cagione prima ed occulta dei fatti umani, specie delittuosi. V. Fumagalli, Chi l’ha detto?

La fiera della vanità: Vanity Fair: felice titolo di un romanzo dell’umorista inglese Thackeray. Acquistò valore di locuzione.

La fine fleur du panier, ovvero le dessou du panier: uno dei tanti modi francesi per indicare l’eletta della società. Metafora elegante tolta dalla costumanza che