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Larga scala: V. Su larga scala.
Laringòlogo: medico specialista delle malattie della laringe.
Laringoscopio: [testo greco], laringe e [testo greco], esaminare. Istrumento composto di un piccolo specchio montato su di un lungo gambo onde si illumina ed esamina la cavità della laringe.
Laringotomìa: voce neol. del linguaggio medico, formata da laringe ([testo greco]) e [testo greco] taglio: operazione che consiste nell’incidere in su la linea media la laringe ad un altezza più o meno grande.
L’aritmetica non è un’opinione: frase arguta che spesso si ripete a proposito di fatti che conviene accettare per quello che sono. Il Fumagalli, op. cit., ne dá la paternità al sen. Filippo Mariotti. Vero è che anche l’aritmetica è sovente un’opinione o almeno è facile ad un buon stratega far manovrare le cifre secondo che più talenta o secondo la credulità altrui.
L’arte per l’arte: cioè l’arte fine a sè stessa: sentenza attribuita al Cousin e infinitamente e oziosamente ripetuta e discussa. Sentenza vera, ma che è portata sino alla esagerazione dagli esteti. L’altra sentenza o definizione è l’arte per la vita, cioè l’arte con azione morale e sociale: vera anch’essa, se rettamente intesa.
Larva: il primo stadio dell’insetto dopo la sua uscita dall’uovo.
Lasciare a desiderare o lasciar molto a desiderare: per valer poco, essere scadente, fiacco, etc. locuzione con figura di attenuazione; frequente in ispecie nella burocrazia scolastica: fr. laisser beaucoup à désirer.
Lasciare le briglie o le redini sul collo: locuzione traslata dall’atto di colui che abbandona le briglie sul collo del cavallo così che esso può andare e fare ciò che più gli talenta. «E quel Don Rodrigo... ora fa il diavolo affatto, a quel che vedo, fin che Dio gli lascia la briglia sul collo.» Manzoni, P. S. cap. XVII. La stessa locuzione è in francese: laisser la bride sur le cou à quelqu’un.
Lasciar nella penna: familiarmente dimenticare di scrivere.
Lasco: term. mar., dicesi di un cavo o di una, manovra che non è tesa.
La spada di Damocle: il tiranno Dionigi di Siracusa che viveva tra continue paure di morte, per far capire proprio bene al suo cortigiano Damocle che la sua vantata felicità era alquanto discutibile, ebbe la geniale idea di offrirgli un paragone sensibile: lo fece sedere infatti a splendida e voluttuosa mensa, ma sul più bello, volgendo gli occhi in su, Damocle si accorse che dal palco della stanza pendevagli sul capo una ignuda spada, legata appena ad una setola di cavallo. Damocle impallidì e si guastò la digestione: pregò il troppo acuto spiegatore di lasciarlo andar via quod iam beatus nollet esse. Onde si dice tuttora per indicare un pericolo sospeso, continuo, una minaccia di male incessante. Cfr. Cicerone, Tusc. Disp. V. 21.
Lassa: francese laisse, nome dato alle serie monoritmiche dei poemi in lingua di oil e de’ poemi provenzali: diconsi anche francesemente couplets. La lirica italiana manca di tali strofe epiche e perciò non ha nemmeno il vocabolo che toglie dal francese. Il D’Annunzio, in un suo tentativo epico su Garibaldi, La notte di Caprera, volle innovare questa forma antica della lassa.
Lassativo: purgante leggiero.
Lasso di tempo: è riprovato dai puristi come francesismo (laps de temps). In italiano spazio, corso. Laps è dal lat. lapsus, «ma noi non ne abbiamo bisogno», così il Rigutini, ed è vero; ed appunto in questa ingombrante copia di parole sì nostrane come di importazione straniera, ma significanti tutte la cosa stessa, che consiste uno dei maggiori danni al linguaggio.
Last, not least: ultimo non infimo. (Shakespeare, Giulio Cesare, I).
Latere (a): V. Legato.
Latest style: ingl., ultima moda locuzione talora usata per vizio.
Latet anguis in herba: si occulta il serpente entro l’erba. Vergilio, Ecloga III, 93.
La tetta o il latte dei vecchi: perifrasi popolare nostra per dire il vino.
Laticlavio: (lat. latus clavus) ornamento di larga striscia di porpora che