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zioni di borsa rivoluzionaria, a pagar di persona; perché, come Catilina dalla gente Cetega, cosi lui dalla gente Claudia, della sua fine pelle nulla romanamente curava.

Se Appio Claudio, l’antico sabino che lanciò da Roma la di pietre battuta Appia via; che a Roma aveva introdotto l’acqua da lui detta Claudia; che per sua grande parola aveva sbarrato a re Pirro l’ingresso in Roma, avesse udito quel suo nepote, che cosa avrebbe detto?

Ma Clodio, dice il mio Calepino, voleva «salire in grandezza». Quanto è mai bello questo «salire in grandezza», che poi vuol dire arrivare a una aristocrazia. Non è l’antica strada coi vecchi stemmi, è la nuova strada coi nuovi stemmi. E anche questo è il ritornello di Clio.

Clodio ha posto la sua candidatura come tribuno. È stato eletto, ma i nobili senatori gli hanno opposto la legge. La legge dice che un aristocratico non può essere tribuno. Che fece allora Clodio? Si fece adottare da un plebeo, e con la soppressione di un dittongo, da Claudio diventò Clodio, e da nobile, plebeo.

Ma non potè rinnegare le sue fattezze! Tutta la gente Claudia era bella, e lui era affascinante, perciò per tutta Roma era conosciuto col nome di Clodio il Bello.